Pietrapaola - Guida Turistica

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.: PIETRAPAOLA
 Pietrapaola è un comune di 1.232 abitanti della provincia di Cosenza.
 Pietrapaola ha una superficie vasta che comprende sia territorio montano (centro storico)sia marino (con la popolosa frazione Camigliano). Questa differenza si rispecchia anche in campo economico. Nella parte alta, infatti, l'attività prevalente è l' agricoltura con produzione di vino, cereali, agrumi e olio. Qui esistono numerose aziende agricole. Nella zona marina, invece, è molto sviluppato il settore turistico grazie anche all'attività delle strutture ricettive. Nel periodo estivo si raggiungono anche le 15.000 presenze. Da segnalare, infine, l'attività dell'industrie di lavorazione del legno e di ferro battuto.
 Pietrapaola è un piccolo paese, il cui territorio si estende dal mare alla presila. Probabilmente di origine Brettia, etnia italica, dedita prevalentemente alla guerra, alla pastorizia e all’agricoltura
 Si presenta come una struttura fortificata, vera e propria piazzaforte affacciata sullo Ionio ed arroccata attorno ad una rupe detta “Castello”. A poca distanza dall’abitato si trova un’importante cinta muraria risalente ai secoli IV – III a.C. detta “Muraglie di Annibale”, esse ci consentono di spiegare con precisione quale fosse il modello difensivo che prevedeva l’organizzazione territoriale brettia.
 Fino al XIII sec. Sono anni bui e vuoti di testimonianze. Si hanno documentazioni soltanto dal 1269 in poi, anno di dominazione Angioina, quando Pietrapaola fu concessa in feudo al milite francese Elia De Tuello. In seguito, fin dai primi anni del 1300, appare come centro abitato di notevole interesse economico. Alle tasse feudali si andavano ad aggiungere anche le decime; infatti, nel 1326 Pietrapaola, che faceva parte della Diocesi di Rossano, dovette pagare alla Regia Corte 24 once d'oro, due tori e dieci grani. Nel 1413, la signoria di Pietrapaola passò al cosentino Ruggero Britti e dopo ai suoi eredi.
 Quando alle vicende feudali, subì la signoria dei Ruffo di Montalto e poi di Marino Marzano. Questi, principe di Rossano, nominò il nobile Bernardino de Leonardis "Capitaneum nostrum ad guerram Baroniae nostrae Petrapaule.
 Spodestato dai suoi possedimenti Marino Marzano per ribellione, il feudo passò di mano in mano: da Tommaso Guindazzo (1471) a Diego Cavaniglia conte di Montella (1472) a Giovanfrancesco Sanseverino, conte di Caiazzo, al quale i feudi furono confiscati. Alla fine del Quattrocento Pietrapaola passò a Ferrante d'Aragona, figlio naturale del re e futuro duca di Montalto. Ai suoi eredi il feudo restò per circa un secolo, allorchè entrò nei domini dei Ruffo principi di Sicilia e poi di Giovan Michele Mandatoriccio che nel 1619 l'acquistò per 25000 ducati. Seguirono i Sembiase, patrizi cosentini ed eredi dei Mandatoriccio, che mantennero il dominio su Pietrapaola dalla fine del Seicento fino alla legge sull'eversione della feudalità emanata dai Francesi. Con legge del 19 maggio 1807 il paese fu elevato a luogo nel governo di Cariati, ma il decreto del 4 maggio 1811 lo retrocedeva a frazione di Mandatoriccio. Con i Borboni (1 maggio 1816 ) riacquistò l'autonomia, persa nuovamente nel 1928 quando rientro a fare parte del comune di Mandatoriccio. Divenne definitivamente autonomo nel 1934.
 Ritornando al periodo del XV secolo, le condizioni economiche del paese cambiarono a causa degli abusi e delle corvée imposte dai feudatari a danno degli agricoltori che furono costretti ad abbandonare le colture, infatti, scomparvero le masserie e si ebbe un forte flusso demografico verso nuove zone.
 Durante il ‘700, grande impulso all’economia di Pietrapaola lo dette l’allevamento di pregiate razze di cavalli, muli, pecore e maiali semiselvaggi, allevati cioè nelle immense distese di querce e castagni di Orgia, Serino, Cucco, Ferrante e Cipodero che erano indicati come i territori più produttivi della provincia. Molto importante era la produzione di filati di lana, di lino, di cotone e di seta, in località “Varco”, materiali che erano poi venduti agli abitanti di Longobucco, Bocchigliero, Mandatoriccio e Cariati, paesi caratteristici per la tessitura di pregiate coperte ed arazzi, in cui erano rappresentati scene di caccia, fiori, ecc. Sempre in questo periodo si producevano basti di prima qualità, doghe per botti e barili.
 Inoltre nello stesso territorio erano presenti quattro mulini feudali per la molitura del grano ed altri cereali. In seguito si ebbe un decennio di dominio francese durante il quale, le strutture economiche e sociali si rinnovavano, emersero nuove famiglie come gli Urso e i Passavanti, che organizzarono le loro terre in maniera più dinamica, introducendo nuovi modelli di industria agraria.
 Nei secoli XVI – XVII il paese fu più volte oggetto di incursioni da parte dei Turchi: una parte della popolazione riuscì a sfuggire all’attacco, rifugiandosi nelle numerose grotte scavate nel masso “Timpa del Castello”: in questo periodo il paese e la Chiesa Madre vennero devastati, gran parte della popolazione venne fatta prigioniera e deportata ad Algeri.
 A Pietrapaola si trova un’architettura rupestre, tante grotte di tipo eremitico, ad opera di pazienti monaci calabro-greci, cosiddetti “Basiliani” che, nelle zone arenarie e tufacee edificavano scavando e, così facendo, stabilivano un intenso dialogo con l’Altissimo.
 Durante l’Alto Medioevo e fino al 1500, Pietrapaola come tutto il comprensorio ebbe una civiltà ed un’economia abbastanza significativa: su base autoctona si innestavano elementi provenienti dall’oriente greco-bizantino e dall’occidente latino.